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Sabato 14 Luglio 2007 19:50

BREVE RELAZIONE SUL CONVEGNO TENUTOSI IL 9 GIUGNO PRESSO LA FACOLTA' DI ARCHITETTURA DI TORINO ORGANIZZATO DALL'ASSOCIAZIONE COMUNITA' E FAMIGLIA E DAL POLITECNICO DI TORINO

Ho intitolato questo mio contributo “breve” relazione, ma non so se riuscirò a mantenere la promessa, perché gli spunti, le notizie, le riflessioni, gli interventi, sono stati tanti e di tale completezza e profondità, che il riuscire a essere “breve” è impresa non da poco. Intanto trascrivo dal pieghevole di presentazione del Convegno l'obiettivo che gli organizzatori si sono posti: “Il Convegno è nato dall'incontro tra chi studia il tema del vivere in comunità e chi questa esperienza la vive quotidianamente. Un'occasione pubblica in cui avviare un percorso di collaborazione, scambio e confronto fra istituzioni, enti, associazioni e mondo accademico, per individuare risposte innovative ed efficaci al sempre più pressante problema abitativo e sociale delle nostre città”.

I relatori del Convegno sono stati: Alex Fubini, docente del Politecnico di Torino, Luigi Giari e Gianni Ghidini dell'Associazione Comunità e famiglia (ACF), Roberto Burlando, docente di Economia dell'Università di Torino, Alfredo Mela, docente del Politecnico di Torino, Andrea Calori, docente del Politecnico di Milano, alcuni rappresentanti (tutti molto chiari e bravi) di ACF, CISV, Acmos, Comunità Isotta 4x4, Comunità “Il filo d'erba” di Rivalta, Ylda (Young People for Local Developement). Come si vede, accanto alla voce della “Scuola” ( l'Università), abbiamo ascoltato le voci delle “scuole di vita”, cioè di coloro i quali nella dimensione comunitaria vivono quotidianamente, con problemi, ma anche con tanta gioia e soddisfazione (testimoniati dal  bel video di interviste proiettato durante il convegno a cura del Coordinamento Comunità piemontesi).

Dell'intervento di Alex Fubini mi è sembrato significativo l' excursus storico sul tema del diritto alla casa. Dal diritto alla casa sostenuto negli anni '70, all'attuale diritto di abitare (bene) le città.  Il relatore ha anche sottolineato l'importanza del ruolo degli enti locali (i più vicini alle esigenze dei cittadini) nell'elaborare politiche compositive dei vari bisogni, al cui centro c'è la bioedilizia, oggi irrinunciabile.

Luigi Giario ha raccontato in sintesi la bella esperienza del Condominio solidale di Via Farini a Torino (ACF): non nostalgia delle “comunità di ballatoio” nel tessuto sociale del passato, ma consapevolezza di voler scegliere un modo di vivere sostenibile, in cui il maggior benessere personale che se ne ricava, serve a restituire benessere a chi ci è vicino.

Gianni Ghidini ci ha resi partecipi della sua esperienza di ACF Lombardia, iniziando l'intervento con un excursus storico sul diritto alla casa: dal diritto a un “tetto” (ovviamente sacrosanto) all'attuale diritto a una “casa”, intesa come qualità dell'abitare, diritto alla “felicità”, dandosi da fare per ottenerla senza mugugni o attese salvifiche di leggi ad hoc. Qualità dell'abitare che è soprattutto “qualità relazionale” e si   deve fondare su un'alleanza, un patto fra i coabitanti (che mettono in comune anche gli stipendi in una cassa comune da cui ciascuno preleva secondo i suoi bisogni, nella piena fiducia reciproca). Il patto prevede l'ascolto dell'altro e trasforma le litigiose riunioni di condominio, in attenzione alle idee e proposte degli altri, senza inutili e interminabili dibattiti. I condomini solidali possono diventare allora veri e propri  “nuclei generatori di energie” anche per il territorio, verso il quale si aprono necessariamente (un concetto e una pratica che ho trovato particolarmente belli, efficaci e propositivi).

Alfredo Mela ha svolto riflessioni sociologiche sul concetto di “comunità” che vede nella storia momenti di successo e altri di negazione. Oggi il concetto di comunità appare di nuovo in auge, ma più “leggero” rispetto a quello del passato, basato su squilibri fra chi contava di più e chi meno (soprattutto i giovani e le donne) nella comunità stessa. Il relatore ha sottolineato come spesso la vita comunitaria viene scelta oggi per un periodo transitorio della propria vita e ciò è anche positivo.

Roberto Burlando ha sottolineato come negli anni '80 si siano verificati cambiamenti significativi (e negativi) in Inghilterra e America che hanno sancito la fine del welfare. Oggi  emergono perciò nuovi bisogni, soprattutto nelle esperienze di buone relazioni, in un mondo dominato invece dalla sola legge del mercato. Le Amministrazioni dovrebbero dunque sostenere le buone esperienze di relazione con agevolazioni anche indirette (defiscalizzazioni, creazione di canali di comunicazione, nuovi meccanismi bancari).

Andrea Calori ha esordito sottolineando l'attuale crisi del modello abitativo tradizionale e la necessità che gli urbanisti progettino per stimolare politiche sulla casa positive e attente non solo a soddisfare bisogni immediati, ma anche una buona qualità del vivere.

Al termine degli interventi “accademici” e dopo un ottimo coffee break a base di prodotti del commercio equo e solidale offerto dalla Cooperativa I.So.La, c'è stata la presentazione delle Comunità che ho elencato sopra e un breve dibattito. Ovviamente interessanti e stimolanti, anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale, sono state le presentazioni delle realizzazioni concrete del vivere in comunità, dalle esperienze di Acmos che abbiamo sentito dalla voce di Francesca Rispoli,  a quelle del CISV, del Filo d'erba e così via, ben inquadrate e brevemente commentate dal moderatore Javier Schunk  e dalle appassionate parole del fondatore di ACF, Bruno Volpi.

In conclusione posso affermare che il Convegno ha rappresentato, a mio avviso, una prima e ottima occasione d'incontro fra chi “studia” e chi “vive” nuove modalità abitative e mi auguro che facciano seguito a questo altri importanti momenti di riflessione. Auspico che anche l'Associazione CoAbitare, di cui faccio parte, possa dare un valido contributo in futuro, a partire dalle elaborazioni, per ora solo teoriche, che sta conducendo con entusiasmo. Punto comune di partenza per tutti infatti è la  consapevolezza, così ben sottolineata anche nel Convegno, che il modello abitativo nucleare, funzionale a una tipologia di città  e di sviluppo produttivo novecentesco, ha ormai fatto il suo tempo e che occorre intraprendere nuove strade ed elaborare nuovi modelli a cui anche le Istituzioni, ad ogni livello, dovrebbero concorrere sempre più fattivamente.

Claudia Peirone  

 
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