Il Manifesto
La co-residenza o cohousing, oppure ancora residenza collaborativa, si pone come una delle risposte al bisogno di vivere in modo meno individualistico e più sociale, meno consumistico e più creativo, meno costoso e più sereno, facilitando l’accesso alla casa.
Esso si distingue per un alto tasso di socialità e risponde al desiderio di ridurre lo stress del quotidiano: non più condomini dove la gente non si conosce e appena si saluta, ma realtà abitative in cui le persone hanno obiettivi comuni, si aiutano reciprocamente, si frequentano, organizzano occasioni d’incontro talvolta rivolte anche all’esterno, pur mantenendo l'assoluta indipendenza del proprio spazio abitativo.
Il coinvolgimento riguarda tutti, giovani e meno giovani, bambini ed anziani, poiché ciascuno, compatibilmente con le proprie capacità e competenze, può, quando lo desidera, mettersi in gioco. Il cohousing é un modello di vita sociale in grado di favorire:
* l’aumento delle opportunità relazionali e la riduzione della solitudine e delle patologie ad essa conseguenti;
* la crescita dei bambini che possono trovare assistenza e riferimenti in persone non limitate al proprio nucleo familiare, ma con le quali hanno consuetudine di contatti;
* il rapporto tra gli adulti che possono trovare occasione di confronto e stimolo con persone diverse da quelle del proprio nucleo familiare e fornire, sulla base della propria disponibilità e delle proprie capacità, aiuto e ascolto sia ai più giovani, sia ai più anziani;
* la serenità degli anziani che possono avere un ruolo attivo finché lo stato di salute lo permetta e allungare, grazie a questo ruolo, il tempo della propria indipendenza;
* la riduzione dell’uso improprio delle strutture sanitarie e l’impiego più razionale delle risorse dei servizi sociali ;
* la possibilità di sperimentare nuove soluzioni costruttive, ispirate a concetti di bio-architettura, che consentano risparmi energetici e l’utilizzo di tecnologie innovativ;
* la partecipazione individuale alle attività di progettazione e realizzazione della propria casa;
* la riduzione dei consumi e dei costi per i singoli individui e per la società.
Questo tipo di esperienza è ormai consolidato in molti paesi europei e nel mondo, tra i quali : Danimarca (paese in cui è nata l’idea nel lontano 1960), Norvegia, Canada, Stati Uniti, Australia, Olanda. In tali realtà troviamo realizzate le più varie forme di compartecipazione, ma generalmente sono considerati irrinunciabili spazi comuni , quali:
* una zona verde (giardino o cortile);
* un’ area all’aperto ed una al coperto per i bambini;
* una grande cucina-sala da pranzo;
* un salone per proiezioni, incontri, dibattiti, ecc.;
* una zona adibita a parcheggio.
In genere si tratta di condomini di circa 1500 mq, costituiti da 12-15 appartamenti che vanno dai 60 ai 100 mq, abitati da nuclei familiari formati da coppie giovani e anziane, famiglie con figli, singles in un mix multi generazionale. Ampio risalto viene attribuito agli aspetti correlati al risparmio energetico ed all’urbanistica.
Un riferimento può essere Bed Zed, quartiere ecocompatibile costruito a Londra nel 2002 con criteri ecologici anti-inquinamento, nel quale si produce energia dal sole, acqua dalla pioggia, calore dal legno ed in cui tutto si ricicla. Il quartiere è costituito da un centinaio di alloggi, da uffici e negozi, impianti sportivi, una caffetteria, un centro medico-sociale e un asilo nido.
Un altro importante esempio di eco-sostenibilità, di bio-architettura e di progettazione partecipata è il quartiere Vauban di Friburgo, nel quale gli architetti continuano a operare lavorandoci e vivendoci.
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